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Fela. Il mio dio vivente

Si intitola Fela. Il mio dio vivente, il film diretto da Daniele Vicari, la cui colonna sonora è stata composta da Teho Teardo, e che uscirà nelle sale italiane il 21 marzo. Un film che svela da subito il suo intento: raccontare un personaggio controverso, per molti leggendario come Fela, ma con una scelta narrativa assolutamente originale: utilizzare uno sguardo e un punto di vista terzo, quello di Michele Avantario. 
Siamo nei primi anni ’80. Michele è un giovane e talentuoso videomaker e autore televisivo, collaboratore di Renato Nicolini per l’Estate Romana. La scoperta della musica e del personaggio carismatico di Fela Kuti è per lui una folgorazione. Segue l’artista di concerto in concerto, poi a Lagos, in Africa, dove Fela lo introduce prima nella sua famiglia, poi nei suoi riti e segreti. Diffondere la musica e l’opera di Fela diventa la sua missione. Lo porterà in concerto nel nostro paese nel 1984, e cercherà di realizzare un film su di lui, ma per diverse ragioni non riuscirà mai a farlo.
“Quando Renata di Leone mi ha raccontato la storia di Michele Avantario, in un incontro casuale alla Festa di Roma del 2019″ – racconta il regista – ho immediatamente avuto la sensazione che fosse una storia che in quel momento avevo voglia di raccontare.”
Per raccontare “Fela. Il mio dio vivente” abbiamo incontrato Daniele Vicari e Teho Teardo.

Nei suoi appunti – racconta il regista Daniele Vicari –, Michele descrive Fela Anikulapo Kuti come una persona controversa di enorme carisma e talento e arriva a definirlo pubblicamente “il mio dio vivente” il giorno del funerale, davanti a due milioni di persone ammassate per l’ultimo omaggio al loro Black President.
Per afferrare cinematograficamente la storia di Michele e del suo film impossibile, ho inizialmente provato a sprofondare nelle suggestioni di quei pochi grandi autori occidentali che hanno provato a raccontare l’Africa e la sua diaspora figlia dello schiavismo. Per esempio, Maja Deren, che con i suoi film straordinari girati ad Haiti fu lei stessa “accompagnata” da una figura guida, da uno spirito-guida, e che si è immersa, perdendosi, nel mondo del woodoo. Oppure Jean Rouch, che con il film Les maîters fous sconvolse la comunità stessa degli scienziati ed etnologi occidentali, oltre che il pubblico, raccontando un sacrificio animale come esorcismo del male assoluto indotto dalla colonizzazione. Il maestro del documentario francese in particolare ricorre negli appunti di Michele, come punto di riferimento da seguire e allo stesso tempo da demolire, attraverso il famoso incontro/scontro con Ousmane Sembene, grande cineasta senegalese, cosciente fino in fondo dei guasti del colonialismo, anche quello dalle “migliori intenzioni” di Rouch.
Ho piano piano compreso che le immagini girate da Michele sono molto distanti da quelle di altri cineasti occidentali, non hanno un intento antropologico, sono del tutto soggettive, quasi sognate, e raccontano qualcosa di inedito.
Quindi ho dovuto cambiare strada, “ascoltare Michele” e abbandonarmi del tutto alle sue suggestioni acerbe, per certi versi pure. Michele non era un intellettuale, uno studioso, un etnologo, era semplicemente un giovane cineasta occidentale, figlio della crisi del cinema causata dell’avvento del video e che, desideroso di rompere le barriere della propria cultura, nel suo cammino ha “incontrato dio in persona”, Fela, realizzando una cosa enorme: Michele si è fatto invadere dall’Africa ribaltando il paradigma coloniale.

Un momento dell'intervista di Fabrizio Montini Trotti a Daniele Vicari e Teho Teardo

Fela, l'uomo e l'artista

Cantante, compositore, sassofonista, tastierista, leader musicale, uomo politico e capo spirituale, Fela rimane uno dei più controversi musicisti e leader africani che ha lottato per i diritti dell’uomo malgrado le diffamazioni, le vessazioni e persino le innumerevoli carcerazioni da parte del governo nigeriano. Durante una tumultuosa carriera si è confermato come un eroe agli occhi di molti africani. Ha conquistato il mercato internazionale producendo oltre 80 dischi dichiaratamente politici.
Dopo aver studiato musica a Londra al Trinity College, è tornato a Lagos, Nigeria. Nel 1969 è partito per gli Stati Uniti, dove è rimasto per dieci mesi. La permanenza a Los Angeles ha rappresentato per Fela un periodo di risveglio politico. Conosce Sandra Izsadore, membro delle Black Panther che lo introduce nel movimento politico. Nel 1977 decide di tornare a Lagos e crea un genere musicale denominato afro-beat, fortemente politicizzato.

Ha fondato una comune a Mosalashi, quartiere malfamato di Lagos, denominata Kalakuta Republic e ha aperto un club di nome “The Shrine” (santuario), che rappresenta la culla del sapere africano e un centro di potere spirituale. I suoi attacchi costanti contro la corruzione militare e contro le ingiustizie sociali, attraverso la musica afrobeat scatenano le ire del governo militare nigeriano che nel 1977 attaccano e bruciano Kalakuta Republic. Malgrado ciò, Fela ha proseguito con i suoi attacchi espliciti contro il regime, divenendone il critico più sfrontato e popolare.
Nel 1979, Fela fonda il suo partito MOP (Movement of the people). Ha continuato a denunciare lo spreco, l’avidità e la corruzione, portando il suo messaggio all’estero con un tour in Europa e negli USA. Negli anni Ottanta, diventa un musicista di statura internazionale.
Negli stessi anni il gruppo cambia nome da Africa 70 in Egypt 80, composto da ottanta elementi. Il ritorno al governo dei militari nel 1983 è stato negativo per Fela, in quanto imprigionato molte volte con diverse accuse non solo di carattere politico. Dalla politica la sua attenzione si sposta sul mondo spirituale della cultura animista Youruba di cui detiene i segreti delle pratiche religiose.
Fela muore il 2 agosto del 1997 a Lagos, venerato come una divinità. Al suo funerale ha partecipato un intero popolo.

Il film sarà presentato in presenza del regista a Roma (Martedì 19 marzo, Cinema Farnese ore 21), Milano (Mercoledì 20 marzo, Anteo Palazzo del Cinema ore 19.30) Torino (Giovedì 21 marzo, Cinema Fratelli Marx ore 20.15), Bologna (Venerdì 22 marzo, Cinema Modernissimo ore 20.15), Roma (Sabato 23 marzo, Cinema Nuovo Aquila, ore 21), Firenze (Domenica 24 marzo Cinema Spazio Alfieri ore 21.30), Palermo (Martedì 26 marzo, Cinema Rouge et Noir ore 20.30), Napoli (Mercoledì 27 marzo, Cinema Vittoria ore 20.15).

In copertina: Fela Kuti e Michele Avantario

Daniele Vicari

DANIELE VICARI

Daniele Vicari è un regista e scrittore italiano.
Esordisce nel cinema con due cortometraggi: Il nuovo, 1991 e Mari del sud, 1996. Nel 1998 vice il premio Sacher con un documentario dal titolo Uomini e Lupi e nello stesso anno collabora con Guido Chiesa, Davide Ferrario, Antonio Leotti e Marco Puccioni alla realizzazione del documentario Partigiani, storie di resistenza nella provincia di Reggio Emilia. L’anno successivo firma con Davide Ferrario Comunisti, documentario sulla vicenda Comandante Diavolo-Don Pessina.
Realizza il suo primo lungometraggio documentario con distribuzione cinematografica insieme a Guido Chiesa, 1999, Non mi basta mai, vincendo il premio Cipputi al festival di Torino. Con il primo lungometraggio di finzione, Velocità massima, 2002, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, vince innumerevoli premi tra i quali il premio Pasinetti, Miglior regista al Festival di Siviglia, Gran Prix ad Annecy, e il David di Donatello quale migliore opera prima; con il secondo lungometraggio di finzione, L’orizzonte degli eventi, 2005, è in concorso alla Semaine de la Critique di Cannes; Il mio paese, 2006, lungometraggio documentario, vince di nuovo a Venezia il premio Pasinetti e un secondo David di Donatello per la regia. Il passato è una terra straniera, 2008, dal romanzo di Gianrico Carofiglio, vince il Miami International F. F. quale miglior film e miglior attore protagonista a Michele Riondino.
Nel 2012 presenta al Festival di Berlino Diaz – Don’t Clean Up This Blood, film che racconta i drammatici fatti del 2001 al G8 di Genova, vincendo il premio del pubblico, 13 candidature ai David di Donatello che si traducono in quattro premi, riceve poi tre Nastri d’Argento oltre a premi attribuiti in vari festival internazionali, il film viene distribuito nel mondo da Universal International. Contemporaneamente realizza La nave dolce, 2012, selezione ufficiale al festival di Venezia, con il quale ottiene un terzo premio Pasinetti; ad Annecy nel 2012 riceve il premio Sergio Leone quale regista dell’anno.
Con Sole Cuore Amore, 2016, riceve il premio Giuseppe De Santis e un nastro d’argento. Con il film tv Prima che la notte, 2018, racconta la storia di Giuseppe Fava, vincendo un secondo nastro d’argento. Nel 2019/20 coordina e dirige la serie tv Alligatore, tratta dalle opere omonime di Massimo Carlotto.
Nel 2022 pubblica Il cinema, l’Immortale, saggio sul cinema, edito da Einaudi e realizza il lungometraggio di finzione Orlando, presentato al Festival di Torino.
Ha fondato la Scuola d’arte cinematografica Gian Maria Volonté della quale è direttore artistico.

TEHO TEARDO

Compositore, musicista e sound designer, è uno dei più originali ed eclettici artisti nel panorama musicale europeo. Esploratore sonoro curioso e sempre attento agli stimoli che vengono da altre forme artistiche, si dedica all’attività concertistica e discografica pubblicando diversi album che indagano il rapporto tra musica elettronica e strumenti tradizionali.
Nel 2021 è impegnato al fianco di Enda Walsh nella scrittura delle musiche per Medicine, lo spettacolo del drammaturgo irlandese (Lazarus con David Bowie, Hunger con Steve Mc Queen). Inoltre, ha collaborato con Vinicio Capossela nella scrittura e negli arrangiamenti di alcuni brani dell’album Ballate per uomini e bestie pubblicato nel 2019.
A settembre 2020, ha scritto la colonna sonora per il film Molecole di Andrea Segre, presentato alla preapertura della Mostra di Venezia 77.
A marzo 2020, pubblica l’album Ellipses dans l’harmonie, interamente ispirato alla musica contenuta nelle pagine dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, la cui copia originale è custodita nell’archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, che ha prodotto e commissionato l’album.
Ha composto le colonne sonore di Denti di Gabriele Salvatores, Lavorare con lentezza di Guido Chiesa, L’Amico di famiglia e Il Divo di Paolo Sorrentino, La ragazza del lago e Il Gioiellino di Andrea Molaioli, Una Vita Tranquilla di Claudio Cupellini, Il Passato è una terra stranieraDiaz e La Nave Dolce di Daniele Vicari, Quo Vadis Baby (serie tv), Gorbaciof di Stefano Incerti, Triangle di Costanza Quatriglio e La verità sta in cielo di Roberto Faenza. Nel corso della sua carriera ha vinto un David di Donatello, il Nastro d’Argento, il Ciak d’Oro e il Premio Ennio Morricone.
Con la compagnia teatrale Socìetas Raffaello Sanzio realizza lo spettacolo Ingiuria in cui partecipano anche il violinista Alexander Balanescu e Blixa Bargeld, leader degli Einsturzende Neubauten. Con l’attore Elio Germano, da dieci anni porta in scena lo spettacolo Viaggio al termine della nott, – tratto dal capolavoro di Céline – che riscuote un grosso successo di pubblico e critica.
Compone le musiche per le mostre di Man Ray e Joan Mirò a Villa Manin, entrambe pubblicate su CD e LP.
Con Blixa Bargeld degli Einsturzende Neubauten realizza gli album Still SmilingNerissimo e gli EP Spring! e Fall. Collabora con Erik Friedlander, con cui registra Giorni rubati, album ispirato alla poesia di Pasolini. A settembre 2012, collabora con il fotografo francese Charles Fréger per allestire un progetto live poi pubblicato col nome Music for Wilder Mann. Nel 2014, scrive le colonne sonore per tre film di Man Ray, che saranno poi pubblicate nell’album Le retour à la raison, e compone le musiche per lo spettacolo teatrale The Matchbox di Joan Sheehy.
Pubblica gli album Ballyturk (premio Irish Times Theatre Award), Arlington e Grief is the thing with feathers, le cui musiche saranno poi utilizzate nelle omonime pièce teatrale dello sceneggiatore e regista Enda Walsh andate in scena a Galway, New York e Londra.
Ad aprile 2017 Teardo è stato scelto per Carte Blanche il format organizzato da Palazzo Grassi che ogni anno celebra a Venezia un grande artista contemporaneo: in questa occasione ha riproposto una nuova versione dello spettacolo Phantasmagorica (con la straordinaria partecipazione del regista Abel Ferrara) e ha ideato l’installazione sonora site-specific Sea Change.