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Intervista a Ruggero Savinio

Nella nostra tradizione artistica, esistono casi di ereditarietà, di trasmissione del genio di padre in figlia/figlio: un esempio per tutti è quello di Ruggero Savinio, figlio di Alberto e nipote di Giorgio de Chirico. La sua personalità spicca oggi come una delle più consapevoli e dovrebbe a mio avviso costituire una specie di faro; i suoi interventi saggistici ed in particolare il recente “Il senso della pittura” mi sembrano l’antonomastica Voce della Pittura Italiana che tenta di dialogare con il presente e il futuro. Sarebbe opportuno per tutti ascoltarla con rispetto e attenzione. 

Nel suo recente piccolo capolavoro Il senso della pittura compie un affascinante viaggio nella vita e nelle opere degli artisti, senza osservare alcun rispetto per l’ordine cronologico, perché ogni pittore vive una sorta di contemporaneità con tutti gli altri. Ne viene fuori una storia dell‘arte come di un processo metamorfico, in cui le opere assumono forme sempre diverse, alle quali è possibile attribuire una connotazione precisa più tecnico-mitologica e antropologica che storico-culturale.

La presenza dei pittori di cui parlo nel mio libro non segue un ordine storico o cronologico, ma quello in cui è nato il mio interesse per la loro opera, quindi: una temporalità autobiografica. Posso aggiungere che voglio considerare la pittura tendenzialmente sottratta allo sviluppo storico, stilistico, ma come una possibilità espressiva sempre presente, dai siti rupestri alle espressioni più recenti.

Nel libro si parla di un rapporto assoluto con l’arte, di un corpo a corpo che lei ha stabilito non solo con le proprie opere ma anche con quelle di altri artisti che sente proprie, svelandone il senso e il concepimento e la natura di creatura materiale. La volontà di mettere al mondo un figlio comporta responsabilità morale, esigenza di verità, non costituisce un fatto spontaneo, così come concepire un’opera. Il ruolo che gli elementi giocano nel mistero della vita – il fuoco, la terra, l’acqua, l’aria, l’etere –  implicano mitologia, scienza, esoterismo.

Nella sua domanda mi sembra sottintesa la convinzione, da me condivisa, di una compromissione della pittura con la vita, anche nei suoi aspetti naturali, e addirittura cosmici.

Ogni capitolo è dedicato a un pittore che costituisce una parte della sua personale avventura mediante cui interpreta meglio se tesso. Il proprio Sé è un farsi del processo individuale del percorso artistico, il modo di osservare il mondo in maniera diversa e di essere il mondo stesso e di incarnarlo ogni volta, differentemente ma con i propri strumenti – il corpo, i sentimenti, la mente, il sembiante (il fantasma interiore) – e le proprie qualità.     

La domanda precisa i termini e i modi di questa compromissione. Naturalmente, vi è sottintesa una costruzione di sé per mezzo della pratica pittorica, con la continua oscillazione fra presenza e mancanza.

Luce e ombra sono i termini opposti e complementari che ci tengono avvinti come creature e come pittori. Posso aggiungere che la luce, a mio parere, nasce dall’ombra. Credo che gli antichi pittori questo lo sapessero bene. È necessario un calo nel buio per trovare la luce.

Ruggero Savinio

L’artista cerca la verità del mondo nelle sue forme, nella sua luce, nei suoi colori, nella sua materia, nella sua naturale innaturalità. Quel che lei definisce “tonalità espressiva”…

Lei usa un termine che condivido pienamente: naturale innaturalità. Infatti l’oscillazione, o la compresenza fra natura e cultura è quello che costituisce la nostra condizione non solo di pittori, ma di creature umane.

Ho letto pagine degne di essere antologizzate, per la loro bellezza, che dimostrano non solo la sua grandezza di scrittore, ma anche la sua sensibilità di interprete dei limiti del nostro tempo. Mi riferisco ad esempio alle pagine 166 e 167, che mi hanno richiamato alla mente le analisi di Pasolini. Genio eclettico era anche suo padre Alberto, ma anche suo zio Giorgio e Chirico…

La sua domanda manifesta una stima addirittura imbarazzante. Se lei trova che la mia scrittura in certe pagine s’innalzi, questo dipende, credo, dalla forza convincente dei personaggi e delle situazioni evocati. Quanto al rapporto fra la pittura e la scrittura, come lei ricorda, seguo in questo i miei parenti. Devo dire anche che possiamo sempre trovare nella scrittura degli artisti un tono alto e convincente, soprattutto quando l’artista-scrittore segua la voce della verità e non solo della verità sua propria.

Scrivo in un testo critico sulla sua opera: “La luce è quanto più di intemporale ci possa essere. La luce è un assoluto, è il corpo di ogni cromatismo, è la sostanza della materia del colore, è ciò che fa di ogni vicenda una possibile realtà (…) Ruggero Savinio dipinge l’istante prima in cui tutto questo accade: in tal senso egli è il corifeo della luce che si frammenta negli istanti dei colori. Nei suoi quadri in cui si osservano blocchi di colore – sovente di colori caldi e preziosi – ciò che prima era tempo materializzato del colore, nelle opere punteggiate egli scopre il Big Bang del tempo, il momento in cui il tempo non era. Le forme sono in potenza, non in atto”. La luce è il suo assoluto, è, per dirla con Severino, l’eterno della sua pittura…

Lei introduce un tema fondamentale in pittura: quello della luce. Devo dire che la luce ha sempre fatto problema per me, o meglio, ho sempre creduto, anzi sentito, che la luce si accompagni al suo antagonista: il buio. Luce e ombra sono i termini opposti e complementari che ci tengono avvinti come creature e come pittori. Posso aggiungere che la luce, a mio parere, nasce dall’ombra. Credo che gli antichi pittori questo lo sapessero bene. È necessario un calo nel buio per trovare la luce.

cover ph. Dino Ignani

Ruggero Savinio

Nato a Torino (1934), vive e lavora a Roma. Per tradizione familiare, si avvicina prestissimo al mondo dell’arte: il padre, con lo pseudonimo di Alberto Savinio, è stato uno dei maggiori artisti e scrittori del Novecento; la madre, attrice drammatica, recitò nell’ultima tournèe di Eleonora Duse, in America. A quindici anni Ruggero comincia a frequentare lo studio dello zio, lo zio, Giorgio de Chirico, da cui riceve importanti insegnamenti di tecnica pittorica. Nonostante la vicinanza di due personalità così forti, Ruggero Savinio trova ben presto una propria strada. Frequenta, a Roma, la Facoltà di Lettere, tenendo con due amici pittori la sua prima mostra di dipinti, nel 1956, presentata da Giuseppe Ungaretti. Nel 1958 soggiorna a Parigi con una borsa di studio assegnatagli da Lionello Venturi. Tornato in Italia nel 1961, l’anno successivo tiene, a Milano, presso la Galleria delle Ore, la sua prima mostra personale. Nel 1965 partecipa alla mostra Alternative Attuali 2, curata da Enrico Crispolti, che l’artista considera come la sua prima vera sortita pubblica. Sempre nel 1965 è di nuovo a Parigi, dove, nel 1967, presso la Galerie Jacob, tiene una mostra di disegni presentata dal poeta Dominique Fourcade e dal critico Guy Weelen. Nel 1968 si stabilisce a Milano. Fra il 1974 e il 1976 esegue la serie di opere dal titolo Giochi d’acqua. Nel 1977 dà vita al ciclo di dipinti L’età dell’oro, caratterizzato da una nuova esplosione cromatica, con forti richiami alla cultura romantica. Nei primi anni Ottanta nascono le opere dal titolo La sera a Santa Lucia con chiari riferimenti ai rilievi greci e romani. Tra il 1983 e il 1986 viene fortemente attratto da antichi maestri, quali Velasquez, Sebastiano del Piombo e Saraceni. Ispirandosi alle loro opere esegue dipinti quali Johannes, La morte di Adone, San Rocco. Nel 1986 gli viene conferito il premio Guggenheim per un artista italiano; nello stesso anno espone con una sala personale alla Art International Exposition di Chicago. Nel 1990 e nel 1991 tiene esposizioni personali presso la Galleria Philippe Daverio di New York. Nel 1995 e nel 1998 viene invitato con una sala personale alla Biennale internazionale d’Arte di Venezia. Nel 1996 viene insignito del titolo di Accademico di San Luca. Dal 1997 insegna presso la International School of Art di Montecastello di Vibio. Nel 1989 è allestita una sua mostra retrospettiva all’ex convento di San Francesco, a Sciacca; un’altra nel 1992 a Palazzo Sarcinelli, a Conegliano e, nel 1997, a Villa Foscarini Rossi, a Stra. Nel 1997 è uscita, presso Marsilio, una sua ampia monografia, con testi di Massimo Cacciari, Guido Giuffrè e dell’artista. Nel febbraio 1999 si è aperta a Milano, nella Sala Viscontea del Castello Sforzesco, una sua grande antologica. Nell’estate 2000 è ospite della Ballinglen Foundation, Ballycastle, Country Mayo, in Irlanda. Nell 2007 è stato insignito del Premio De Sica dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nella primavera del 2012 ha avuto una grande rassegna antologica alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Ruggero Savinio è anche scrittore. Suoi scritti sono apparsi su riviste come Carte segrete, La Tartaruga, Paragone, Linea d’ombra, Nuovi argomenti, Pagine, L’Almanacco dell’Altana, Anima. Un suo testo è nella Antologia del racconto italiano del Novecento, nei “Meridiani” di Mondatori. Nel 1981 ha pubblicato presso l’editore Scheiwiller il racconto L’età dell’oro; i suoi libri pubblicati: Percorsi della figura (1992), Ombra portata (1992), Paesaggio con figura (1996), La Galleria d’Arte Moderna (2004), Passaggio della Colomba (2011), Il cortile del Tasso (2017), Il senso della pittura (2021).